Il regime forfettario fiscale, introdotto in Italia nel 2015, ha rappresentato una svolta significativa per molti lavoratori autonomi e piccole imprese. Tuttavia, una delle questioni più dibattute riguardo a questo regime è la sua presunta incapacità di scaricare spese e costi, un mito che merita di essere esaminato con attenzione.

Il regime forfettario è stato ideato per semplificare il sistema fiscale per i professionisti e i piccoli imprenditori, offrendo loro una tassazione agevolata e un calcolo delle imposte basato su un reddito determinato in base alla natura dell’attività svolta. Tuttavia, questa semplificazione ha portato con sé alcune restrizioni, tra cui la limitazione della possibilità di dedurre le spese.

La verità è che in realtà un costo da poter “scaricare” c’è, anzi, non solo uno.

Sapevi che puoi portare in deduzione i contributi previdenziali versati nell’anno in base al principio di cassa? Ebbene si, e si prende a riferimento la data di pagamento, anche se i contributi sono relativi ad anni precedenti.

L’altra tipologia di costi che si possono scaricare sono quelli inerenti la tua attività lavorativa, ti spiego meglio come funziona.

Nel regime forfettario il reddito viene calcolato applicando al tuo fatturato una percentuale chiamata “coefficiente di redditività” in base al tipo di attività che svolgi (online trovi le tabelle con le percentuali). Questo significa che non paghi le imposte sul 100% del fatturato ma solo su una parte.

La parte restante per arrivare al 100% sono proprio i costi inerenti la tua attività che, anche se calcolati in modo forfettario, non vengono tassati e quindi puoi recuperare.

Ti faccio un esempio:

Un professionista che svolge attività di consulenza con coefficiente di redditività del 78% con un fatturato di 10000 euro avrà un reddito di 7800 euro (il 78% di 10000). Su questo reddito verrà calcolata l’imposta del 5% o 15% a seconda dei casi. Questo vuol dire che lo stato riconosce la differenza, 2200 euro (10000 – 7800) come costi sostenuti per svolgere quella specifica attività.

La domanda ora sorge spontanea: e se il professionista spende più di 2200 euro? Beh, in questo caso si è semplicemente fatto male i conti perchè conoscendo la percentuale di redditività e di costi riconosciuti (22%) posso stabilire fin da prima quale importo dovrò fatturare per non “rimetterci”.

È quindi importante stabilire prima quali saranno i costi necessari per poter svolgere la tua attività per capire quale dovrà essere il tuo tariffario per non “rimetterci” e fare in modo che rientrino tra quelli riconosciuti e non tassati.